2008

Avish Khebrehzadeh

17.11.200702.03.2008

a cura di Laurence Dreyfus

Sale panorama

Per la sua prima personale presso un museo d’ Europa, Avish Khebrehzadeh ha selezionato una serie di opere inedite: due video-animazioni proiettate su grandi disegni, realizzati a grafite e inchiostro su carta giapponese kozo trattata con resina e olio d’oliva, e alcuni dipinti ad olio realizzati su tavole in gesso e legno.

Avish cerca soggetti di cui si sforza di approfondire e analizzare gli effetti di attesa sugli spettatori; descrive spazi costretti e limitati, in cui il tempo scorre inesorabilmente. Trova così, nei compartimenti stagni del quotidiano, delle possibilità di azione: creare delle reti non convenzionali, trasformare le regole sociali in poesia, o ancora, lanciarsi nella fondamentale ricerca di visioni e utopie che consentano di immaginare il futuro. (L. Dreyfus)

All In di Giuseppe Gallo

17.11.200724.03.2008

Con la collaborazione di Kunsthalle Mannheim

L’esposizione è realizzata nell’ambito della stagione 2007-2008, contemporaneamente al progetto dedicato ad Avish Khebrehzadeh e alla collettiva “La città che sale. We try to build the future”, allestita presso MACRO FUTURE.

Immagine: Giuseppe Gallo / MACRO, Merletto Veneziano, 2004

Un’ampia mostra antologica dedicata a Giuseppe Gallo, l’esposizione si colloca all’interno del programma rivolto agli artisti romani e nello specifico al Gruppo di S. Lorenzo, e a seguito dei progetti dedicati rispettivamente a Nunzio, Gianni Dessì e Piero Pizzi Cannella.

‘Il lavoro di Giuseppe Gallo spesso oscilla fra gli azzardi innovativi e sperimentali di una narrazione coraggiosa e i classicismi di un linguaggio virtuoso, fra le analisi chimiche di un cromatismo ‘alchemico’ e la stabilità di pratiche artistiche note. Tutto ciò contribuisce a determinare un quadro complesso nel suo rapporto con la ‘contemporaneità’. (D. Eccher)

Presso le Sale Macro sono esposte una selezione di opere storiche e inedite del percorso artistico di Giuseppe Gallo attraverso disegni, dipinti e sculture.

AES+F “Il paradiso verde…”

15.02.200827.04.2008

Tatiana Arzamasova, Lev Evzovich, Evgeny Sviatsky, Vladimir Friedkes

a cura di Olga Sviblova

MACRO Future

Immagine: Last riot 2, The Tank and Waterfall, 2007

A MACRO Future, sede sperimentale di MACRO presso il quartiere Testaccio, in mostra la prima personale in un museo italiano del collettivo russo AES+F a cura di Olga Sviblova, direttrice di Multimedia Art Center Moscow.

Il gruppo originariamente costituitosi nel 1987 come AES con Tatiana Arzamasova (1955), Lev Evzovich (1958), Evgeny Sviatsky (1957), si è arricchito dal 1995 della partecipazione del fotografo Vladimir Friedkes (1956), dando origine agli AES+F.

Il titolo della mostra “Il paradiso verde…” è un omaggio a Charles Baudelaire, (una citazione dal verso “il paradiso verde degli infantili amori” tratto dalla poesia Moesta et errabunda da Les fleurs du mal), e richiama gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza.

Nahum Tevet

15.03.200818.05.2008

La mostra è stata organizzata con il supporto dell’Ambasciata di Israele di Roma e Marc Rich Foundation

Si ringraziano Nancy M. Berman & Alan J. Bloch, Rivka Saker & Uzi Zucker

Immagine: Nanhum Tevet/MACRO, Take Two, 2005, vernice industriale su legno, 190 x 600 x 1200 cm

Le opere di Nahum Teveto ospitate dalle Sale Panorama del MACRO rappresentano le tappe fondamentali del suo percorso artistico, un cammino segnato dalla continua ridefinizione dello spazio abitativo.

Nahum Tevet (1946), artista israeliano che vive e lavora a Tel Aviv, ha scelto per la mostra che MACRO gli dedica presso le Sale Panorama una serie di opere contraddistinte dall’utilizzo di materiali lignei: due grandi installazioni, Untitled 1995-96 e Take Two, e alcune opere a parete.

Sean Scully

08.05.200831.08.2008

a cura di Danilo Eccher

MACRO Future

Con la collaborazione di Fondazione Joan Mirò di Barcellona, Museo d’Arte Moderna di Saint Étienne

Immagine: Sean Scully, Ookbar, 1994, 243,8×365,9 cm, oil on linen canvans, Copyright: Sean Scully

Nella straordinaria cornice di MACRO FUTURE, è in corso la personale di uno dei grandi nomi della pittura internazionale, Sean Scully (1945). In mostra più di 30 opere di grandi dimensioni tra dipinti a olio e disegni, che attraversano circa trent’anni, dal ‘74 a oggi.

Scully è per la seconda volta in Italia con un importante progetto personale, il primo, sempre a cura di Danilo Eccher, si svolse presso la GAM di Bologna nel 1996.

Se la pittura ha ancora senso di esistere – secondo le parole di Eccher – nel panorama dell’arte contemporanea in cui i linguaggi e le forme espressive si moltiplicano all’eccesso, lo si deve ad artisti come Sean Scully.

Nella straordinaria cornice di MACRO FUTURE, presso l’area ex Mattatoio, in mostra più di 30 opere di grandi dimensioni tra dipinti a olio e disegni, che attraversano circa trent’anni, dal ‘74 a oggi, della fondamentale ricerca artistica di Scully.
Il suo percorso è contraddistinto dal passaggio da un’immagine più geometrica e lineare, a una meno rigorosa, dove il colore, aldilà dei toni, diventa più corposo e il tratto più impulsivo accompagnato da dense pennellate a strati.

I disegni in mostra, pastelli su carta, vanno dal ’90 al recente periodo, la parte cospicua e più rappresentativa della personale è dedicata ai dipinti, dagli esordi dei primi anni ‘70 a oggi, grandi tele a olio dove si rintracciano le influenze di Mark Rothko, per i grandi e informi spazi di colore che rappresentano la parte spirituale e d’impatto dell’astrattismo, e di Giorgio Morandi, dal quale trae ispirazione sull’arte del creare all’interno di una stessa gamma di colori straordinarie variazioni e velature cromatiche.
Così si passa dalle opere dei primi anni ‘70, dove il minimalismo e la geometria sono gli elementi distintivi, alla fine degli anni ‘80 ( Cathedral,1989) e negli anni ‘90 ( Gabriel, 1993) a un’indagine sullo spessore e sul corpo del colore fino a realizzare opere di grande impatto come Sea Wall del 2002 e Wall of light dusk del 2004.

Quella di Sean Scully è una poetica complessa, che coniuga e confonde più piani interpretativi, che muove dalla rarefazione intellettuale per approdare alle profondità della più segreta spiritualità, che è consapevole di recitare un ruolo protagonista nella grande famiglia dell’astrattismo. D.E.

Sean Scully è nato a Dublino nel 1945, durante l’infanzia si trasferisce con la famiglia a Londra, nel 1983 diventa cittadino americano. Nel 1977 ottiene la sua prima mostra personale alla Rowan Gallery di Londra. Ha esposto nei più importanti musei e fondazioni d’arte contemporanea del mondo, tra cui si ricordano: il Museum of Art-Carnegie Institute di Pittsburgh in Pennsylvania nel 1985 (prima mostra personale negli Stati Uniti), la Whitechapel Art Gallery di Londra, il Palacio Velázquez di Madrid e la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco di Baviera. Nel 1992 ha girato un film dedicato a Matisse per la BBC.

La mostra di Sean Scully, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Joan Mirò di Barcellona e il Museo d’Arte Moderna di Saint Étienne, a sostegno delle importanti relazioni artistiche internazionali che MACRO FUTURE come sede sperimentale di MACRO ha intrapreso, dalla grande collettiva Into me/Out of me in collaborazione con il KW di Berlino e il PS1 di New York, alla prima personale in un museo italiano degli artisti russi AES+F Il paradiso verde… con la partecipazione del Multimedia Art Center di Mosca.

Gregor Schneider

29.05.200831.08.2008

a cura di Danilo Eccher

L’inaugurazione a MACRO precede di un giorno un’altra personale di Schneider, in piazza San Marco a Venezia presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, per la quale l’artista ha progettato un singolare percorso in un tunnel buio dove riprende il progetto della Ka’aba alla Mecca. Il catalogo Electa, documenterà entrambe le iniziative.

Si ringrazia Fondazione Bevilacqua La Masa, Comune di Venezia

Immagine: PAOLO CHIASERA/MACRO, Forget the heroes, 2008, Still da video, Tecnica mista; 4 canali video, Foto: Luca Fontana, Collezione MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma

Per la mostra realizzata a MACRO Gregor Schneider si concentra sull’idea del doppio, motivo conduttore di tutta la sua produzione. Gli ambienti ricostruiti al Museo sono: il bagno, la camera da letto dei genitori, una cella di isolamento. Quest’ultima, è ispirata alle celle di sicurezza del Campo V del carcere di Guantánamo di Cuba e fa parte della ricerca di Schneider su spazi socialmente rilevanti. Le sale speculari, vengono collegate da una porta girevole, come quella delle hall degli hotel, installata sul ponte vetrato al secondo livello del Museo.

MACRO presenta, presso le Sale MACRO, la personale dell’artista tedesco Gregor Schneider nato nel 1969 a Rheydt, una piccola città in una regione industriale della Germania. La casa di famiglia, una villetta dall’apparente normalità, è il luogo da cui continua a svilupparsi – dal 1985 – la sua ossessiva indagine artistica.
La ricostruzione di tutti gli spazi della casa di Rheydt gli valse il Leone d’oro nel 2001 alla 49ma Biennale di Venezia presso il Padiglione Tedesco (Totes Haus u r).

Haus u r (La casa morta) è il titolo del progetto di rivisitazione degli spazi domestici della casa di famiglia, portato avanti per circa vent’anni. Gli ambienti della casa sono oggetto di un incessante lavoro di modificazione attraverso la costruzione di muri, di fessure, di corridoi, di finestre murate, di tunnel, che fanno dell’edificio di Rheydt un’opera d’arte in continuo divenire.
Schneider è arrivato a coprire le porte e le finestre dell’edificio con pannelli isolanti nell’intento di rendere la casa un claustrofobico contenitore, totalmente isolato dal mondo esterno.
Dal 1990 l’artista ha cominciato a riprodurre alcuni ambienti domestici presso spazi espositivi. Ogni volta che ciò accade le stanze prescelte “spariscono” dalla casa tedesca.

Paolo Chiasera

29.05.200831.08.2008

a cura di Danilo Eccher

Immagine: PAOLO CHIASERA/MACRO, Forget the heroes, 2008, Still da video, Tecnica mista; 4 canali video, Foto: Luca Fontana, Collezione MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma

MACRO, in linea con l’obiettivo di sostenere e promuovere l’arte emergente, ospita il progetto di Paolo Chiasera basato sulla trasformazione delle teorie di 4 importanti personaggi che hanno influenzato il ‘900: Adam Smith per l’economia, Le Corbusier per l’urbanistica, Cray per l’informatica, Noam Chomsky per la linguistica. La mostra si snoda nelle due Sale Panorama: la prima con quattro video proiettati simultaneamente in loop e la seconda con la ricostruzione dell’ “officina dell’artista”.

MACRO presenta presso le Sale Panorama, spazio espositivo dedicato ai giovani artisti, il nuovo progetto di Paolo Chiasera Forget the Heroes destinato alla Collezione Permanente del Museo.

Paolo Chiasera (1978) giovane artista bolognese, è uno dei più promettenti nel panorama artistico contemporaneo. MACRO, in linea con l’obiettivo di sostenere e promuovere l’arte emergente, ne ospita il progetto basato sulla trasformazione delle teorie di 4 importanti personaggi che hanno influenzato il ‘900: Adam Smith per l’economia (economista e filosofo del ‘700 che gettò le basi dell’economia politica liberista), Le Corbusier per l’urbanistica (l’architetto della prima metà del ‘900 che ideò il piano urbanistico per 3 milioni di abitanti su un’attenta separazione degli spazi), Seymour Cray per l’informatica (ingegnere elettronico che ha progettato il supercacolo utilizzato attualmente nelle animazioni video), Noam Chomsky per la linguistica (fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, basata sulla conoscenza innata dell’uomo dei principi universali che regolano la creazione del linguaggio).

La tesi che Chiasera presenta attraverso Forget the Heroes è che le teorie espresse da Smith, Le Corbusier, Cray, Chomsky, seppur valide e fondate, nel momento in cui si scontrano con le diverse realtà culturali, economiche, sociali che sono regolate da leggi in continua evoluzione, perdono la strada indicata dal postulato di partenza, generando perdita di controllo e conseguenze inattese.

La mostra si snoda nelle due Sale Panorama: la prima con quattro video proiettati simultaneamente in loop e la seconda con la ricostruzione dell’ “officina dell’artista”.
Nella prima sala, il video iniziale riporta la distruzione delle statue in creta a grandezza naturale raffiguranti le icone di Smith, Le Corbusier, Cray e Chomsky, e rappresenta metaforicamente la caduta delle loro teorie utopistiche.
Nei successivi due video, i primi piani ritraggono le mani dell’artista, mentre impugnano un martello per frantumare i pezzi residui delle statue e successivamente mentre stringono un bastone per mescolare una nuova materia all’interno di una tinozza. L’intento è quello di realizzare un ipnotico vortice, simbolo del melting pot di passate ideologie mescolate, al fine di crearne nuove.

Nell’ultimo video, le mani dell’artista sono intente nel plasmare una forma nuova e germinale, metafora di nuove utopie da percorrere.
Nell’altra sala, accanto a diversi disegni dedicati ai quattro personaggi e al loro operato, che Chiasera ama definire lo “storyboard sentimentale del progetto”, viene ricreata “l’officina dell’artista”. Lo spazio è quindi allestito con gli attrezzi e gli strumenti di lavoro con cui sono state realizzate le sculture.

Paolo Chiasera ha partecipato a numerose collettive, tra le quali: nel 2005 (my privates) HEROES, MARTa, a Herford e T1 – La Sindrome di Pantagruel, Torino; nel 2006 Italy Made in Art Now al Museum for Contemporary Art, Shangai; nel 2007 Laws of Relativity presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Tra le personali: nel 2005 Young Dictators’ Village, W139, Amsterdam; nel 2006 The Trilogy: Cornelius presso il MAMbo, Bologna; nel 2007 Tupac Project, presso LAF Limehouse Arts Foundation, Raine’s Foundation School, Londra.

Atelier Van Lieshout

26.05.200703.02.2008

Dopo Pedro Cabrita Reis, per MACRO HALL è il momento dell’Atelier Van Lieshout con una nuova e grande installazione site specific, The Technocrat, che occuperà la galleria vetrata di MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma.

La città che sale. We try to build the future

25.10.200731.01.2008

a cura di Danilo Eccher con Odille Decq

MACRO Future

Con la collaborazione di Arcos Museo D’Arte Contemporanea Sannio di Benevento

Immagine: Luca Pancrazi, 18h, 1997

La città che sale. We try to build the future prende avvio dal titolo e dalle suggestioni dell’opera di Boccioni del 1910 e si propone come un percorso di investigazione sulla natura della costruzione, sulla sua materialità, sull’istantaneità e sull’illusione tradotte sul piano visivo e simbolico ma anche della spinta utopica.

La mostra, a cura di Danilo Eccher con Odille Decq, esplora la dimensione artisitica che alla contemplazione e alla descrizione preferisce un pensiero agito, il sogno di un azzardo e la possibilità di futuro misurandosi con la capacità di interagire e modificare lo spazio e l’ambiente circostanti.

La progettazione e la costruzione sono dunque il terreno di sperimentazione reale e ideale di un’arte che vuole spingersi oltre.

Il percorso espositivo, proponendo il progetto e la costruzione come atto creativo nello spazio attraverso l’esplorazione di tutte le forme, sceglie inoltre di affiancare alla creazione degli artisti, tra i quali Pedro Cabrita Reis, Dan Graham, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor, Luca Pancrazzi, Tobias Rehberger, Andreas Slominski, Gregor Schneider, Patrick Tuttofuoco, Rachel Whiteread, la realizzazione progettuale di alcuni giovani Architetti internazionali.

La mostra si sviluppa muovendo dall’invenzione e dal sogno dell’artista, alla realizzazione documentata di progetti architettonici; con un percorso che si snoda tra installazioni e grandi immagini fotografiche dove si rincorre la visione del futuro.

Lista artisti: Massimo Bartolini, John Bock, Elmgreen & Dragset, Dam Graham, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor, Tadashi Kawamata , Valery Koshlyakov, Mike Nelson, Hans Op de Beeck, Luca Pancrazzi, Tobias Rehberger, Stalker, Gregor Schneider, Andreas Slominsky, Patrick Tuttofuoco, Rachel Whiteread, Pedro Cabrita Reis.

Lista architetti: Christian de Portzamparc, Morphosis, Thom Mayne, Fnp architekten Stuttgart, Peter Cook & Colin Fournier, Bureau des Mesarchitectures, Didier Fiuza Faustino, EMBT, Enric Miralles & Benedetta Tagliabue, COOP HIMMELB(L)AU, Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky + Partner, PTW architects, John Bilman, Mark Butler , Chris Bosse Melbourne, Herault Arnod Architectes, Isabel Hérault + Yves Arnod , Odille Decq, Massimiliano Fuksas.