Ernesto Neto – Mentre niente accade / While nothing happens
a cura di Dobrila Denegri
MACRO HALL
Immagine: Ernesto Neto/MACRO, Mentre niente accade / While nothing happens, 2008, Lycra, legno, spezie, sabbia, Foto: Giorgio Benni, Copyright: Ernesto Neto
Il progetto che Neto ha realizzato appositamente per MACRO HALL, è una grande installazione che occupa la galleria vetrata del Museo, come una sorta di architettura fluttuante, dalle forme organiche e floreali, che invita il pubblico ad attraversarla.
La scultura in lycra, agganciata alle capriate in ferro della copertura in vetro della galleria, arriva sospesa fino a circa un metro da terra e contiene 5 spezie macinate: il pepe, il cumino, i chiodi di garofano, lo zenzero, la curcuma.
MACRO Hall presenta il nuovo intervento site specific dell’artista brasiliano Ernesto Neto, che segue a quelli di Erwin Wurm, Pedro Cabrita Reis e Atelier Van Lieshout.

Italian Genius Now. Back to Rome
a cura di Marco Bazzini
MACRO Future
La rassegna, prodotta dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e realizzata in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, presenta mezzo secolo di arte e design italiano “per suggestione” andando alla ricerca di un dialogo tra i diversi campi di quella cultura estetica e materiale che resta l’immagine più rappresentativa dell’Italia.
In “Italian Genius” è possibile quindi ‘leggere’ come nell’arte e nel design il talentuoso genio creativo italiano abbia addirittura contribuito a modificare, in alcuni casi, i costumi del vivere mondiale (un esempio classico: la diffusione planetaria della Vespa GS 150, realizzata nel 1955 da Corradino D’Ascanio per la Piaggio).
La rassegna è arricchita dall’esposizione di opere degli artisti Carla Accardi, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Pietro Derossi, Piero Gilardi, Alberto Meda, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Lamberto Pignotti, Alfredo Pirri, Michelangelo Pistoletto, Sara Rossi, Mimmo Rotella, Maurizio Savini, Tobia Scarpa, Gianluigi Toccafondo, Marco Zanuso.

Futurismo Manifesto 100×100
a cura di Achille Bonito Oliva
MACRO Future
Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. E’ dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo.
Il primo manifesto di Filippo Tommaso Marinetti, lanciato sulle pagine del quotidiano parigino “Le Figaro” il 20 febbraio 1909, fu come una violenta esplosione sullo sfondo di un’Italia contadina e analfabeta, un’Italia che, nelle sue componenti intellettuali, era ancora assopita fra i retaggi di una cultura tardoromantica e ottocentesca.
Velocità, dinamismo, azione, modernità, il mito della macchina e del progresso, insieme al disprezzo per la tradizione e l’accademismo, sono invece i nuovi valori alla base del grido futurista, che si solleva per il rinnovamento della società italiana e per la fine delle vecchie ideologie, affidandosi, quale arma di battaglia, proprio alle speciali modalità del manifesto.
Accanto a Marinetti compaiono ben presto Balla, Boccioni, Carrà, Severini e Russolo che attribuiscono al movimento, originariamente concepito come letterario, una propria concreta fisionomia artistica. Tra il 1910 e il 1914 vedono la luce, solo per citare alcuni scritti fondamentali, il Manifesto dei pittori futuristi, il Manifesto dei Musicisti Futuristi, il Manifesto della Scultura Futurista e il Manifesto dell’Architettura Futurista.
I proclami di Marinetti e compagni si susseguono con intensità crescente, fino a inondare con la tipica verve linguistica e lo spirito di pungente polemica ogni aspetto del vivere civile e ogni forma di espressione artistica. Dal romanzo al teatro, dalla poesia alla danza, dalla fotografia all’architettura, dal cinema alla moda, dalla radio al design, dalla politica al concetto di donna e a quello di amore, approdando, in un documento stilato a quattro mani da Balla e Depero, all’estrema ipotesi di una Ricostruzione Futurista dell’Universo.
Una letteratura sterminata da cui sono stati selezionati per la mostra cento manifesti, come cento sono gli anni trascorsi da quel fatidico 1909. Un viaggio lungo sette lustri (il Futurismo storico si conclude inevitabilmente con la morte del suo fondatore Marinetti, avvenuta nel dicembre del 1944), per rivivere il contesto artistico, culturale e sociale di un Paese in rapida e inarrestabile trasformazione.
La mostra raccoglierà i fogli originali in un allestimento “full immersion”, dinamizzato dall’uso di videoinstallazioni e di multiproiezioni che, con l’ausilio di particolari software, riprodurranno visivamente alcune frasi estratte dai più significativi scritti futuristi e le immagini delle opere e dei protagonisti del movimento.
Particolare attenzione sarà data proprio alla parola nella comunicazione futurista e al sovvertimento del linguaggio e della sintassi tradizionali da questa apportato, con la predisposizione di alcuni strumenti linguistici di supporto alla comprensione (glossari o giochi didattici).
Nell’ambito della mostra sono previsti una serie di eventi legati alle celebrazioni del centenario del primo manifesto, tra cui un concerto del maestro Daniele Lombardi che eseguirà composizioni futuriste e il suo Le son en liberté per pianoforte e live electronics, letture, proiezioni di pellicole futuriste e incontri gastronomici ispirati al Manifesto della Cucina Futurista. Contro la pastasciutta (1930).

Where the bees suck, there suck I. Installazione di Hema Upadhyay
Imponente installazione dell’artista indiana Hema Upadhyay che vede una ruspa, minacciosa, incombere col suo braccio mobile su un ammasso di piccole casette.
Il contrastante rapporto dimensionale tra i diversi elementi fa apparire le minuscole costruzioni, e i loro immaginari abitanti, come fragili oggetti sottoposti a una forza incommensurabile e violenta, meccanica e cieca. Il titolo (“Dove succhiano le api, succhio io”), tratto da una canzone eseguita ne La Tempesta di William Shakespeare dal personaggio dello spirito Ariel, richiama un mondo organico, naturale e magico, lontano dall’orizzonte caotico e violento della città.

Love Letters: ampliamento e allestimento della nuova collezione del MACRO
Piano I, Sala Panorama S
Ampliamento e allestimento della nuova collezione del MACRO.

New York Minute: 60 Artisti della scena newyorchese
a cura di Kathy Grayson
MACRO Future
Organizzazione DEPART Foundation in collaborazione con il MACRO
Immagine: Ryan McGinley, Jonas Snow Barn Disco, 2009. C-Print, Collezione Privata. Opera in Mostra New York Minute
Per la prima volta in Europa, una mostra di sessanta artisti di base a New York, il cui lavoro cattura la drammaticità, il rischio, la velocità e il dinamismo delle diverse scene creative della Grande Mela, e riflette le tendenze oggi principali dell’arte newyorchese: Street Punk, Wild Figuration e New Abstraction.

Macrowall: Alessandro Pessoli
Con il progetto MACROwall, il museo dedica una delle proprie pareti a progetti speciali di grandi opere uniche o serie di lavori; il primo appuntamento vedrà le opere di Alessandro Pessoli. L’artista, protagonista dell’ultima Biennale di Venezia – Fare Mondi – e riconosciuto internazionalmente, presenterà una serie di cinquanta acquerelli pensati come un imponente racconto visivo che l’autore stesso ha definito “un piccolo film mentale, immaginifico e bizzarro”.
